Francesco Ascoli
LA PENNA IN MANO
Per una storia della cultura manoscritta in età moderna
Casa editrice Leo S. Olschki, Firenze
È uscito nel mese di settembre del 2020 un testo che racconta la storia della cultura manoscritta in età moderna, scritto da Francesco Ascoli, appassionato esperto e cultore di tutto ciò che riguarda il mondo della scrittura.
Il professor Ascoli è stato uno dei fondatori della Associazione Calligrafica Italiana; è storico della Cultura Scritta d’età moderna; curatore scientifico della raccolta documentaria sulla scrittura, da lui ideata e creata, conservata attualmente presso lo Scriptorium Foroiuliense di San Daniele del Friuli (UD). È iscritto al Collegio Lombardo dei Periti Esperti Consulenti in quanto esperto in manoscritti moderni.
Ma torniamo al suo libro:
Che cosa significa “cultura manoscritta”?
La scrittura è stata inventata ad un certo punto della storia dell’umanità — e non in un solo posto, come si è a lungo ritenuto — per rispondere ad esigenze legate allo sviluppo della società e ai modi di produzione e distribuzione delle merci e delle idee, alla contabilità e alla proprietà ed ereditarietà di beni, di capi di bestiame e mandrie, di case e terreni.
La complessità della vita subentra nelle comunità umane e così nasce la richiesta di catalogare, archiviare, documentare, sancire diritti e doveri, non più solo in forma orale come avviene nelle società composte da piccoli gruppi o clan.
La formazione di collettività più vaste, collegate tra loro in vario modo dai commerci, dagli scambi, dal sapere condiviso, dal viaggiare, avevano bisogno di lasciare tracce durature e obiettive della vita nelle corti, nei comuni, nelle città. Gli imperi della storia antica sono vasti territori sotto un dominio unico, che necessita di burocrati e di decentramenti del potere che rimangano saldamente legati al potere centrale. La scrittura diventa strumento di potere e arma di dominazione.
Gli scambi via terra (attraverso la costruzione di strade e ponti) e via mare (ricordiamo come, ad esempio, la nostra penisola avesse più difficoltà di scambi e viaggi sulla terra ferma a causa del territorio montuoso, occupato dalle Alpi e dagli Appennini) caratterizzano le civiltà che si affacciano sul Mediterraneo, culla della civiltà occidentale. Idee, pensieri, sentimenti viaggiano insieme a persone e cose, creando mondi e concezioni di vita nuovi e mutati, anche grazie alla parola scritta.
La scrittura è infatti indissolubilmente legata alla storia della civiltà.

Quale legame esiste tra lingua parlata e lingua scritta?
La scrittura probabilmente non nasce direttamente dal legame con la lingua parlata: all’origine i tokens, i sassolini aziliani, le bullae, i marchi erano slegati dalla lingua parlata ed erano identificabili indipendentemente da lingue e/o dialetti. Indicavano pesi e quantità o simboleggiavano e ne sancivano la proprietà.
Il libro di Ascoli non pretende di essere esaustivo della materia molto vasta che egli identifica col nome di cultura manoscritta, ma pone solide basi per l’avvio di una nuova disciplina — ancora da battezzare —, che si occupi della scrittura in ogni sua accezione. Una “meta-disciplina” che dia scientificità e continuità agli aspetti multiformi della cultura scritta.
Da piccoli e codificati segni o incisioni su supporti di varia natura e consistenza, la scrittura è passata a raffinatissime forme eseguite con punte, penne, inchiostri in una varietà sorprendente.
Oggi la cultura della scrittura ha raggiunto il suo apice, l’alfabeto è diffuso in tutto il mondo e la ventina di lingue più scritte e parlate al mondo sono in gran parte — ma non solo — scritte in lettere latine o ne prevedono una versione come capita per il mandarino, che si serve di caratteri latini per l’insegnamento dei propri caratteri non solo per chi non sia di madrelingua, ma addirittura per gli stessi bambini cinesi.
Raffinatissimi strumenti di scrittura sono facilmente reperibili e alla portata di tutti e dappertutto.
Il numero di persone in grado di scrivere oggi al mondo è in costante crescita, malgrado il pessimismo diffuso da certa controinformazione.
L’avvento delle macchine da stampa nell’Europa del ’500 — un’invenzione divenuta necessaria per la diffusione e la circolazione di testi antichi, moderni e contemporanei — fu la rivoluzione che permise ad un vasto e crescente pubblico di entrare in contatto con le lettere e con lo studio, fino allora appannaggio di pochi privilegiati — la casta degli scribi, i nobili, i notabili o gli appartenenti al clero.
Un incunabolo, prendiamo ad esempio un esemplare della Bibbia, poteva richiedere fino a 500 capi di bestiame per essere prodotto — senza contare le ore di lavoro del copista e i costi degli inchiostri. La pergamena era un materiale prezioso che richiedeva una lunga e costosa lavorazione per diventare il supporto sul quale con il loro lavoro gli amanuensi avrebbero riportato testi ed illustrazioni.
L’avvento della carta come materiale per la scrittura manuale e per la stampa abbatteva tempi e costi di produzione, rendendo più “popolare” la diffusione di testi scritti o stampati.
Come si scriveva all’inizio dei tempi? — e come scriviamo oggi?
La mano, strumento principe di quest’arte che, insieme alla voce e alla parola, ci distingue dagli altri esseri viventi, è dotata di motricità fine ed è coordinata con il sistema nervoso centrale. Ciò ci ha permesso di creare opere d’ingegno lungo il corso dei secoli e di continuare tuttora a crearne.
Un lungo elenco di discipline e materie di studio hanno come oggetto la scrittura, sia quella manuale, sia quella a stampa: la diplomatica, la paleografia, l’epigrafia, la storia della scrittura, l’archeologia, l’antropologia, la grafologia, la grafica, l’arte, la storia della pubblicità e della cartellonistica, la storia della musica scritta, la storia delle lettere, l’etimologia, il simbolismo religioso, la storia sociale raccontata attraverso cronache e/o diari e lettere.
La grafologia è una disciplina relativamente recente. Ha mosso i primi passi verso la seconda metà dell’ottocento, anche se si basa su principi noti fin dall’antichità. L’essere umano è uno, individuale e ha caratteristiche uniche; i nostri connotati ci identificano; questo vale anche per il nostro peculiare modo di tracciare lettere o disegni sul foglio. Si impara tutti insieme, in classe, a scrivere, eppure ciascuno di noi si esprime in maniera personale e il nostro stile scrittorio è unico, riconoscibile, irripetibile — le contraffazioni possono venir rilevate dall’analisi condotta dal perito grafologo. La grafologia nelle sue specifiche aree di applicazione consente di studiare le caratteristiche personali di ciascuno; è un ottimo strumento di autoconoscenza e studia le potenzialità umane di ciascuno di noi.
Anche il collezionismo di autografi rientra in questa ricca messe di documenti di scrittura manuale.
Tutte le discipline sopraelencate che ruotano attorno al mondo della scrittura — tanto manuale quanto riprodotta meccanicamente — operano purtroppo separatamente e solo di quanto in quando mettono il proprio sapere in comune.
Tutte queste discipline hanno a che fare con questo fenomeno così diffuso e così importante per la trasmissione e la circolazione di idee, manufatti, prodotti del lavoro artigianale, merci, …
Oggi, epoca nella quale pare che la scrittura manuale stia scomparendo, è invece paradossalmente vero il contrario: viviamo in un momento nel quale la diffusione delle lingue scritte è al suo apice storico. In tutto il mondo si scrive sempre di più. Anche se non così spesso si scrive a mano.
Ma la mano resta comunque principale strumento, alla portata di chiunque e dovunque: mettere nero su bianco, prendere appunti, appuntare pensieri, indirizzi. Senza elettricità o collegamento wifi. È vero, sempre più spesso lo facciamo al computer, sul famigerato cellulare o sullo smartphone, ma per ricordare davvero occorre usare le mani, prolungamento del nostro cervello!
Secondo un antico detto confuciano: se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio imparo. Anche lo scrivere a mano fa parte del fare. Non dimentichiamolo!
Fioriscono scuole di calligrafia, che ritorna ai suoi antichi fasti, anche se più per gusto decorativo o come disciplina artistica in grado di portare benefici alla persona che vi si applica, benefici “olistici”, di riequilibrio energetico, di benessere fisico e mentale, di diletto estetico.
A scuola si scrive meno. Non si impara più come una volta a scrivere bene. La cosiddetta “zampa di gallina” è diventata quasi la norma!
Peccato perché scrivere “bene” e “bello” è un sano esercizio che tonifica tanto quanto un buon corso di ginnastica o di yoga o perfino di filosofia!
Speriamo che i ministeri, i provveditorati e gli insegnanti se ne rendano al più presto conto.
Invece si continua, in classe, ad attribuire certificazioni di DSA, BES, discalculia e altre disprassie.
Ma dove stavano un tempo tutti questi alunni disgrafici e dislessici e “disqualcosa”
Eh… niente, io credo che fossero tutti presenti tra i bocciati, ripetenti, cattivi scolari, ultimi della classe, somari; in una parola, tra quelli destinati a non proseguire gli studi in quanto non adatti o “non portati” per lo studio, come si diceva allora.
Il cervello non funziona in un modo e in uno soltanto. Ci sono persone (una certa quantità, forse un 10/15% della popolazione scolastica) che ha doti meno codificate e che usa parti differenti del cervello le quali si attivano in contemporanea. Ciò permette loro di essere persone più “visive e spaziali” di chi procede più linearmente, andando senza scossoni da sinistra a destra come la nostra riga di scrittura. Forse si tratta, aggiungerei, di persone più creative.
E… chi scrive da destra a sinistra, come chi è di lingua e cultura araba o ebraica? O è mancino? Come fa? Quali zone del suo cervello si attivano in lui|lei mentre scrive o legge?
Belle domande, che ci portano a pensare che ad essere sbagliati non siano gli alunni, ma… la scuola!
Il libro di Ascoli ci parla anche di perizie grafiche o calligrafiche o grafologiche: non sono esattamente tutte la stessa cosa, anche se vengono spesso confuse tra loro e si occupano tutte di perizie su scritture, dove il limite tra vero e falso è ciò che deve essere osservato, interpretato, analizzato.
Sarebbe auspicabile davvero che si potesse trovare il modo di collegare tra loro e in qualche modo riunire tutti gli studi sulla scrittura sia manuale che a stampa, per poterne affrontare le problematiche, nuove e antiche, riguardanti la cultura, il sapere, gli usi e costumi, la storia e la geografia umana.
Una storia dei manufatti — rotoli, incunaboli, papiri, libri, documenti, lettere, diari, missive, …—, dei supporti e degli strumenti scrittori, una storia materiale, ma anche una storia della forma delle lettere, che si sono tramandate fino a noi, a volte con legame arbitrario o quasi al suono e alla pronuncia, altre volte invece con forte legame semantico alla lingua originaria.
“Nomen omen”: un nome, un destino, si dice, dando spiritualità alle lettere che lo compongono.
Un mondo affascinante, come quello delle lettere ebraiche, i mondi della Cabala, della Smorfia, dei riti Voodoo, dell’arte della calligrafia cinese, dei caratteri giapponesi.
Come è cambiato il nostro mondo interiore attraverso l’apprendimento della lingua scritta.
Come modifica i nostri neuroni il leggere o lo scrivere?
Mille questioni, intriganti, misteriose…
Tutte ruotano intorno a quelle forme, molteplici e variegate, che ci permettono di leggere testi scritti secoli o millenni fa, piccole forme che ci sono familiari e che sono legate al nostro sistema di riconoscimento della forma; quelle piccole forme che ci collegano alle civiltà del passato, agli antenati, a tutti quelli che prima di noi hanno abitato questo stupendo pianeta sempre affascinante che ha ancora da rivelare segreti e magie.
Patrizia Rizzi
Grafologa AGI Lombardia