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14 Luglio 2020

I Pionieri della grafologia: Marianne Leibl

Nata a Merano nell’aprile del 1898, Marianne Leibl ha scritto alcuni libri di grafologia, apparsi per la prima volta nel 1935 e in seguito riediti nel corso degli anni. Personaggio poliedrico: poliglotta, studia musica al Conservatorio di Monaco (è pianista) e psicologia a Praga, Parigi e Colonia.
A Zurigo viene in contatto con Carl Gustav Jung, del quale diviene allieva.

Negli anni della maturità (anni ’50) compare in numerosi film italiani ed è immersa nell’ambiente romano attorno a Cinecittà. Frequenta attori famosi e popolari, recita accanto a loro (ad esempio: Mastroianni, Alida Valli, Audrey Hepburn, Totò) con registi come Federico Fellini, Luchino Visconti, King Vidor.

A trent’anni dalla morte, avvenuta nel giugno del 1988, quando aveva quindi novant’anni, l’Associazione Grafologica Italiana (AGI) di Bolzano la ricorda come pioniere della nostra disciplina allora piuttosto in voga nel mondo dello spettacolo. Mastroianni la definiva “la veggente degli attori”[1]. Infatti Marianne negli anni ’30 aveva accostato lo studio della Grafologia a studi di teosofia, astrologia ed esoterismo.


[1]Dal Corriere dell’Alto Adige, 12 aprile 2018, “Marianne Leibl, la «veggente» dei grandi attori”.

Associazione grafologica italiana

L’autrice scrive in modo interessante e rende avvincente la materia; nel testo Grafologia psicologica la Leibl parte dall’inquadrare la grafologia storicamente, tracciando una breve storia della disciplina e dei capiscuola dai quali lei stessa ha appreso la metodologia.

La sua grafologia è molto legata agli studi di caratterologia, in auge negli anni ’30. La caratterologia si riallaccia ai tipi umani di cui troviamo traccia già in Ippocrate, il “primo medico” nella storia della medicina moderna. La suddivisione in tipi è un tentativo di spiegare le differenze che si riscontrano tra le persone, basandosi sulle differenze fisiologiche e comportamentali che contraddistinguono ciascuno di noi. La tipizzazione che ne risulta è qualcosa di analogo a ciò che nel corso dei secoli è stato fatto ad esempio in botanica (a partire da Linneo) per discriminare un continuum, descrivendo possibili “forme” individuali che consentano allo studioso di cogliere attraverso le differenze l’essenza, la quintessenza e le particolarità di ciascuno. Alla base si ritrova l’interesse per l’essere umano, ma il limite di tali studi diviene spesso una eccessiva schematizzazione, che comporta alla fine giudizi più moralistici che scientifici. Le persone che emergono dalle descrizioni della Leibl sono bozzetti un po’ folcloristici. Ciascuno è inquadrato nella propria professione in un contesto sociale di conformismo piuttosto rigido, dove lo spazio per le differenze risulta appiattito.

L’individuo è visto come un essere che fin da piccolo è destinato a dare frutti buoni, guidato da una sana educazione e dall’affetto che lo circonda, per diventare sano, bravo, onesto, dedito agli altri. Sembra un po’ una cartina al tornasole, dove il risultato si limita ad un più e un meno, lasciando un po’ il tempo che trova.

Marianne Leibl è finita, come altri studiosi di grafologia, nel dimenticatoio. È un peccato, perché pur coi limiti che ho evidenziato, è stato sicuramente un personaggio interessante, che ha tentato di unificare le sue cognizioni di psicologia con i principi base della grafologia, in maniera chiara e sistematica.

Patrizia Rizzi

Patrizia Rizzi

Grafologa, Responsabile Gruppo Ricerca di AGI Lombardia

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