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13 Settembre 2020

I Pionieri della grafologia: Felix Klein

Felix Klein (Vienna 1911-New York 1994) è stato il fondatore della National Society for Graphology e del National Bureau of Document Examiners, nonché presidente dell’American Association of Handwriting Analysts. Svolse la sua attività dapprima nella sua città natale e dal 1940 negli Stati Uniti, diffondendo i suoi studi attraverso molteplici attività e tenendo lezioni, corsi, conferenze in giro per il mondo.

Nato a Vienna nel gennaio del 1911, Felix Klein iniziò ad appassionarsi alla grafologia quando aveva tredici anni, durante una vacanza sulle Alpi tirolesi insieme ai genitori e al cugino Robert Goldsand (che si affermerà come pianista).

Figlio unico di una famiglia di commercianti avrebbe desiderato diventare medico, ma aveva invece dovuto indirizzarsi verso studi di ragioneria e contabilità per poi entrare nell’azienda del padre.

Nel ’38, dopo l’invasione da parte delle truppe naziste, l’annessione dell’Austria alla Germania e la persecuzione del popolo ebraico, Felix fu deportato prima a Dachau per sei mesi e poi per altri sei mesi a Buchenwald.

Sopravvisse alla prigionia. Non si sa bene come, ma certamente le sue capacità di far fronte alla sventura unite alle sue doti di grafologo gli vennero in aiuto.

In quei mesi perfeziona il proprio metodo di indagine grafologica. Analizza le grafie dei suoi compagni di sventura e perfino di una guardia che, incuriosita, si farà analizzare la scrittura da Felix, offrendogli in cambio un panino al formaggio — che lui dividerà fraternamente con i diciassette compagni di camerata!

Impara dalle grafie nei campi di concentramento a capire quali siano le caratteristiche che permettono di sopravvivere in condizioni disumanizzanti: la flessibilità e la capacità far fronte alla disperazione si riflettono nella scrittura.

La giovane moglie, scappata da Vienna e rifugiatasi negli Stati Uniti, briga per la liberazione di Felix che, grazie all’intervento di amici a Londra, riesce alla fine a ricongiungersi a lei a New York.

I dettagli di questa complicata vicenda sono avvolti nel mistero.

Certo la tempra di Felix, il suo carattere proattivo, la sua conoscenza profonda della natura umana devono averlo grandemente aiutato a salvarsi la vita e a superare quell’atroce esperienza.

Negli Stati Uniti la vita non è subito facile; la crisi economica del paese è ancora realtà. Klein farà diversi lavori (in particolare insegnerà), imparerà perfino il mestiere di orologiaio, fino ad arrivare ad aprire un proprio negozio.

È nel ’69 che decide di aprire a New York sulla 57esima strada un ufficio di Consulenze per la selezione del personale e per l’orientamento professionale. La sua brillante carriera ha inizio; lavorerà per l’ONU, per la AT&T, per lo Stato di New York; sarà consulente grafologo per il tribunale nel New Jersey, in Connecticut, New Mexico, Nevada.

Negli anni ’80 terrà conferenze a Oxford, Cambridge, Gerusalemme; parteciperà a programmi televisivi per la BBC.

Associazione grafologica italiana

La sua cultura spazia dall’arte alla psicologia. Conosce la psicanalisi freudiana. Conosce gli studi e le teorie dei più famosi psicologi e grafologi europei e statunitensi.

Il suo brillante metodo, perfezionato sul campo e in corsi e lezioni — che Klein non smetterà mai di tenere nel suo ufficio, per corrispondenza, privatamente — si avvale della sua grande conoscenza dei testi di Klages, Pophal, Mueller-Enskat, Rhoda Wieser, Erich Fromm, Gilbert Rose e altri e attraverso l’osservazione di innumerevoli scritture manuali.

Lo studio della scrittura parte dalla psicologia della Gestalt: le grafie vanno viste come pattern, come figure tracciate sul fondo bianco del foglio. Occorre osservare il percorso della penna, gli stacchi dal foglio, i gesti e la loro direzione, la gestione dello spazio grafico.

Il ritmo e il movimento, lo studio del tratto sono le basi della sua grafologia. La persona, la nostra identità è costruita a partire da ciò che di originale ciascuno di noi ha ed è. La nostra nascita, la nostra storia personale, ma anche e soprattutto ciò che portiamo in eredità dal passato, collettivo e famigliare, ci plasma.

Alla base di tutto c’è la tripartizione del nostro essere secondo Freud:

l’Es, l’inconscio, la parte biologica, sotterranea e potente, la parte ancestrale, il principio del piacere;
l’Io, la nostra realtà psichica, consapevole, identitaria, il principio di realtà;
il Super-Io, la nostra parte sociale, collettiva e culturale, le regole, l’ideale dell’Io.

Il numero tre ricorre anche nella suddivisione dello spazio grafico secondo le tre zone di scrittura: la zona media, quella dell’oggi e della concretezza; la zona alta, quella degli ideali e dei progetti; la zona bassa, ancestrale, quella degli istinti e dei bisogni.

Klein rintraccia questa tripartizione nel modo di stendere la grafia e di occupare le zone; osserva i collegamenti letterali, le risalite dei tratti, la pressione, gli spazi tra le lettere e tra le parole, il senso della simmetria, il rapporto tra ordine e caos, tra costrizione e fluidità.

L’individuo è visto come un’energia che spinge all’azione, al cambiamento; azione e cambiamento non fine a se stessi, ma nel senso evolutivo del termine: siamo qui per perseguire uno scopo. Potremmo forse usare, qui, la frase dantesca del “fatti non foste a viver come bruti…”.

Sempre, al fondo, c’è la visione ottimistica della vita e degli esseri umani: malgrado la sua esperienza dolorosa dell’essere scampato all’olocausto, Felix (di nome e di fatto) ha osservato attraverso le tante grafie studiate come le persone siano in grado di migliorare e di vivere al meglio grazie alla scoperta e alla conoscenza di se stessi, delle proprie caratteristiche, dei propri pregi e difetti. All’insegna dell’“agàpe”, cioè dell’amore incondizionato che è scambio e non ricerca per ottenere vantaggi dall’altro, Felix Klein ha adoperato la grafologia per accompagnare le persone nella vita, con soddisfazione e successo.

Patrizia Rizzi

Patrizia Rizzi

Grafologa e Responsabile Gruppo di Ricerca di AGI Lombardia

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