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10 Luglio 2020

Cosa ci dice la firma? Ritratto parlante di Loredana Berté

Firma di Loredana Berté (1950) Cantante

Ho osservato molti autografi di Loredana Berté cercando di stabilirne l’anno, al fine di capire se si tratta di una firma degli esordi o dell’età adulta; confrontando quella scelta (di cui non conosco con esattezza l’anno) con alcune del 2005 e del 2018 e mi pare proprio di riscontrare le stesse caratteristiche con quella recente del 2018. Comunque, mostro in alto quella del 2005 (una firma “classica” eseguita, probabilmente, in posizione comoda) e in basso quella di cui ci occupiamo che, secondo me, è il classico autografo fatto in fretta. Dopo questa precisazione, dimentichiamoci del personaggio e concentriamoci sulla scrittura.

Associazione grafologica italiana

Dal mio punto di vista, quando osservo solo la firma ho la stessa sensazione “di pancia” che ho quando mi presentano una persona; guardando i suoi modi, il gesticolare, la tonalità della voce, ne ricavo un’idea istintuale che, di solito (ma non sempre) si rivela esatta. Naturalmente, in un’analisi professionale il grafologo non deve abbandonarsi all’istinto, ma per quanto riguarda solo l’osservazione della firma (il palcoscenico di sé), secondo me, oltre ai segni, è utilissimo lasciare che essa comunichi con l’osservatore e gli trasmetta le emozioni positive e negative; dopo sì che è utile confrontare le sensazioni ricevute con i segni grafologici.

Da questa firma, la prima cosa che mi balza all’occhio è la voglia di non stare alle regole, ma di trasgredire e occupare il proprio spazio. È talmente viva questa reazione che mi viene spontaneo pensare che, ad una prima occhiata, molti altri avranno questa impressione (anche la firma per esteso, in alto, seppur più pacata, presenta questa caratteristica); siamo davanti ad una persona che vuole apparire, di carattere e dall’esuberante e dinamica personalità. Un aspetto alquanto positivo della firma è l’essere spontanea (perciò ben distante da un’Accurata studio) e, di conseguenza, vediamo la persona com’è, senza finzioni.

Associazione grafologica italiana

È interessante il dualismo che scaturisce da questa firma, perché sono molteplici i segni che consideriamo “positivi” e “negativi” e anche contrari e questo contribuisce a far apparire una persona inafferrabile, problematica, a tratti confusa, piena di sé, testarda, disponibile, curiosa, perspicace. È una donna dal temperamento diviso fra Assalto e Resistenza, che potrebbe fare un po’ di fatica a concentrarsi a lungo sullo stesso argomento e ascoltare gli altri. Un’altra impressione che ne ricaviamo è il senso si stanchezza che la persona può risentire per la volontà di dover sempre apparire con quella forma che l’ha caratterizzata, che fa parte di lei, ma, nello stesso tempo, a lungo andare potrebbe risultare rischiosa e snervante. Essere vicino ad una persona così non è semplice perché mostra egoismo, generosità, egocentrismo (lo vediamo anche dall’iniziale ampollosa del cognome), sa pungere e sicuramente non la possiamo considerare noiosa (nell’accezione solita); la vita con lei è un continuo giro sull’ottovolante. Vediamo anche Accartocciata, ma, secondo me, questo segno è alleggerito dal respiro, dall’aria che i tratti presentano e pur notando una concentrazione nella mente, in questo momento trovo sia sopportabile. I due tipi di Riccio li intendo come mirabolanti e della confusione e delineano, ancora una volta, l’energia che si libera in modo esagerato, con tutti i rischi che, di nuovo, questo comportamento può provocare; il Riccio confusione in buon grado indica una congestione della mente e un comportamento e idee a tratti sconclusionati, magari anche contraddittori. Il segno Legata fra il nome e cognome (presente in entrambe le firme) mi conferma la continuità dell’Io ed in questo contesto, che possiamo definire un po’ anarchico, la logica del soggetto segue la propria via e ne consegue che le sue azioni potrebbero avere un andamento che, riflettendo, le provocano turbamento.

Gli aspetti positivi che abbiamo visto, possono scontrarsi con la “fatica” che essa fa per sopportare questa sorta di peso che ha sulle spalle. La sua mente si può stancare per questi eccessi (sbalzi di Calibro, ampollosità, larghezze inesistenti o troppo variabili, Pressione spostata) e l’andamento della sua vita abbisogna di periodi di rilassamento e sarebbe utile poter osservare la scrittura in queste fasi di tranquillità. La forte oscurità, la creatività e gli intrecci, mi fanno pensare ad una persona dinamica e intuitiva; questo è un autografo fatto, probabilmente, di fretta, ma se lo confrontiamo con quello di Alberto Moravia, scritto nella stessa situazione di calca, ci rendiamo conto della mente riflessiva e “pulita” dell’uno e dell’incontrollata effervescenza, che tende all’enfasi, dell’altra. Da questa firma mi pare di intravedere una leonessa che nella savana girovaga assalendo a volte delle prede, non per fame, ma solo per rimarcare il proprio ruolo di “regina predatrice”.

Antonio Perolfi

Antonio Perolfi

Grafologo e membro del Gruppo Ricerca di AGI Lombardia

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