PREMESSA
Dal mio punto di vista, quando un grafologo analizza la scrittura o la firma di un personaggio famoso, per non farsi influenzare, dovrebbe dimenticare la notorietà della persona, gli eventuali pregiudizi nei suoi confronti e ricordarsi della sua professione solo quando un segno ci riporta ad essa. Nel corso della mia vita ho avuto più di un rapporto intimo/familiare con artisti, ma sono esperienze che non voglio ripetere perché il più delle volte il personaggio che ammiriamo ed abbiamo idealizzato è alquanto diverso dalla persona “vera”. In generale, un artista è «genio e sregolatezza» come l’attore Kean, perché se non avesse il dono della “sana pazzia” sarebbe diventato un impiegato. Più di una volta mi è capitato di veder sovrapposta l’immagine dell’uomo a quella artistica facendo così scomparire la magia di quest’ultimo, perché si accorcia l’indispensabile distanza con quell’essere irraggiungibile messo su un piedistallo. L’analisi della scrittura o della firma di un nostro beniamino ci potrebbe un po’ deludere perché il grafologo vede “dentro” la persona e non prende in considerazione la facciata pubblica; volendo, potrebbe fare la comparazione fra i “due” e non sempre questi aspetti combaciano o non è possibile farlo per mancanza di materiale.

FIRMA DI LAURENCE OLIVIER (1907-1989. Considerato il più grande attore teatrale del Novecento).
Laurence Olivier ha adottato tre tipologie di firme: una con il nome per esteso prima del cognome, l’altra (la più comune) solo con l’iniziale del nome e poi il cognome; infine, per le persone intime, il nome diventa il diminutivo “Larry” a cui segue il cognome o solo l’iniziale di questo. Tutte presentano la particolarità del nome legato al cognome, ma quando c’è solo l’iniziale del nome, non sempre è legata alla O. C’è un quarto modo di firmare che secondo me è stato adottato saltuariamente come un piccolo vezzo per alcuni ammiratori e presenta il nome per esteso e il cognome che termina con un riccio nella parte inferiore che forma una sorta di numero 2 completato da quattro puntini; lo interpreto come un indecifrabile, civettuolo segno d’affetto ed essendo questa scelta alquanto saltuaria non si può definire una mania. In questo caso i puntini sotto la firma restano misteriosi e non assumono il significato di quelli che possiamo trovare dopo alcune firme. Per molte firme il colpo d’occhio si focalizza sulla O maiuscola accartocciata e sulla paraffa che a volte sottolinea, in altre, diventa un vistoso Riccio che, sopraelevato, parte da destra, va a sinistra e sottolinea il cognome e tornando a destra forma uno svolazzo che nell’insieme potrebbe ricordare ancora il numero due (lui che sapeva di essere il numero uno). Anche nelle varie scritture osservate (ma non prese in considerazione in quest’analisi) oltre alla personalità della firma, balza all’occhio il segno Legata (oggi considerato poco comune).
L’iniziale del cognome è un intreccio saltuariamente ampolloso in modo vistoso, ma nonostante alcuni eccessi (dati dagli intrecci, ampollosità e paraffe) il tutto è ben proporzionato e vediamo una firma coerente nel rapporto nome/cognome e con il testo. Notiamo un buon ritmo e troviamo anche delle ingegnose soluzioni fra le lettere e parole.
Siamo di fronte ad una persona che, secondo me, è alquanto azzardato vederla “semplice o normale”, perché, al contrario, emerge una personalità di notevole livello e l’insieme di queste caratteristiche fa sì che in qualsiasi professione, inevitabilmente, potrebbe farsi notare. Nei rapporti con il mondo esterno, siccome è prevalente l’atteggiamento primario, vediamo una persona flessibile a livello mentale, spontanea, dalla risposta pronta, che lascia il giusto spazio agli altri, attenta e organizzata; l’essere dotato di logica completa un quadro in cui si nota la rapidità nelle azioni. Fa capolino anche un po’ di testardaggine che vedo in maniera positiva in una firma che presenta Curva in buon grado.
Riguardo la O che vediamo in maniera accartocciata ed ampollosa, dal mio punto di vista, siamo di fronte ad una firma molto preparata, frutto di una studiata organizzazione spaziale ed estetica; questo è un segno che ci potrebbe condurre alla professione di Olivier e le vistose amplificazioni denotano una persona che si sente superiore alle altre, narcisista che valuta la realtà attraverso il proprio metro. Anche dalla svolazzante paraffa preparatoria possiamo intendere una civetteria e una voglia di piacere che ci fa pensare al mondo artistico.
Artisticamente sono innamorato di Laurence Olivier da quanto avevo sedici anni. A diciassette anni a Londra andando al Palace Theatre per vedere “Jesus Christ Superstar”, in un teatro vicino era in scena Olivier, mi sono soffermato per vedere la locandina, ma l’età mi ha fatto preferire il musical; non me lo sono mai perdonato perché è stata l’ultima volta che avrei potuto vederlo dal vivo. Non avevo mai osservato attentamente a livello grafologico la scrittura e la firma di Olivier ed è stata una visione nuova di una persona inaspettata; persona, non artista.

Antonio Perolfi
Grafologo e membro del Gruppo Ricerca