La grafologia è una disciplina volta a identificare la persona nei suoi aspetti razionali, temperamentali e relazionali, attraverso l’interpretazione della sua scrittura e, più in generale, della sua attività grafica spontanea. La grafologia non si interessa né del contenuto né della sintassi dello scritto ma del movimento della mano nello spazio grafico.
In altre parole, la grafologia si interessa dell’aspetto non verbale della scrittura. Mentre nella comunicazione verbale scritta il nesso tra l’elemento formale del segno (elemento grafico) e il contenuto espressivo (informazione trasmessa) del segno grafico è convenzionale e stabilito a priori (vedi parole, numeri, unità di misura, etc.), nella comunicazione non verbale il nesso, non seguendo una logica razionale, non è intenzionale. La grafologia dunque, lungi dall’appartenere alle scienze occulte, non è in grado di predire il futuro e tantomeno di risolvere problemi a priori: suo obiettivo è individuare le caratteristiche e gli aspetti peculiari e caratterizzanti di un individuo, mediante l’interpretazione della sua scrittura, o meglio, della sua attività grafica.
Nel corso della storia si sono sviluppate più scuole di grafologia con l’obiettivo comune di indagare la persona attraverso l’interpretazione della scrittura. Ciò che si riscontra è che seguendo metodi di scuole diverse si ottengono risultati simili. Ciò che spesso contraddistingue le diverse scuole è il livello di approfondimento raggiungibile con l’analisi. Le diverse scuole non sono necessariamente in contrasto tra loro nel metodo. La scuola italiana, che si basa sul metodo morettiano, integra i contributi provenienti da altre scuole come ad esempio il simbolismo dello spazio grafico di Pulver.
In questo scenario, il metodo di Girolamo Moretti si distingue per originalità, livello di approfondimento e trasmissibilità. Il Moretti ha identificato i segni della comunicazione non verbale della scrittura, nella loro complessa dinamica combinatoria, diventano rilevatori delle caratteristiche comportamentali e della individualità. Il risultato è un metodo di indagine rigoroso, oggettivo e trasmissibile. Per questo la grafologia può essere insegnata, e di fatto esistono anche in Italia scuole pluriennali riconosciute dall’Associazione Grafologia Italiana, che mirano alla preparazione professionale di grafologi. In questo senso l’Italia si allinea, seppure con molti anni di ritardo, ad altri Paesi (quali il Canada, la Germania, la Spagna, ma soprattutto la Francia), in cui la grafologia già da tempo viene riconosciuta nei suoi fondamenti scientifici e nella sua applicabilità a diversi settori: basti pensare che, in Francia, nel 1971, la Società Grafologica Francese, operante già dal secolo scorso, è stata dichiarata di “pubblica utilità”, mentre il ricorso all’opera del grafologo per le assunzioni, gli spostamenti o gli avanzamenti di carriera è ormai prassi consolidata sia presso aziende private, che presso enti pubblici.
Il significato di ogni segno grafico ha una duplice natura: rappresentativa e neurofisiologica. La prima si basa sulle scoperte e la comprensione dell’uomo nella globalità del suo essere persona, mentre quella neurofisiologica si basa sugli aspetti dei processi che portano dall’attività cerebrale al gesto grafico. Le due interpretazioni si compenetrano sostenendosi vicendevolmente.
Allo stato attuale degli studi non è possibile però spiegare tutte le indicazioni psicologiche codificate per i singoli segni dal punto di vista neurofisiologico. La spiegazione dei meccanismi neurofisiologici della scrittura è un campo tuttora aperto alla ricerca e procede insieme con le continue acquisizioni dalle scienze umane, studi sul sistema nervoso e sul movimento. Ciò non deve destare meraviglia in quanto nel campo delle scienze, sono state spesso proposte prima le intuizioni e poi, anche a distanza di secoli, le dimostrazioni e le validazioni.
La comunicazione avviene tramite simboli. In quella verbale, i simboli sono convenzionali, appresi e applicati consapevolmente mentre in quella non verbale sono culturali, ereditari e possono essere sia di natura conscia che incoscia. Il parlato e lo scritto sono esempi di comunicazione verbale i cui simboli sono rispettivamente i fonemi e le lettere; l’arte è di quella non verbale.
Ciò che inizialmente sorprende è che sia il parlato che lo scritto, esempi di comunicazione verbale per eccellenza, hanno anche una componente di comunicazione non verbale. Nel parlato, ad esempio, è possibile dare un significato diametralmente opposto a quello della parola proferita: è l’ironia. In un giornale, ad esempio, è possibile conferire più o meno importanza a un articolo, a prescindere dal contenuto, a seconda della collocazione all’interno della pagina e della dimensione del carattere utilizzato per il titolo. Quando poi lo scritto è vergato a mano, il simbolismo si arricchisce notevolmente e diventa oggetto di studio della grafologia. La grafologia, dunque, non si interessa del contenuto dello scritto (comunicazione verbale) ma del movimento della mano nello spazio grafico (comunicazione non verbale). Ma forse, ciò che può sorprendere maggiormente è come la simbologia della comunicazione non verbale si manifesti in modo analogo in tutte le espressività dell’uomo e in modo pressoché immutato nel tempo. Ad esempio, sono notevoli le analogie tra la comunicazione non verbale nell’arte e nella scrittura.
Si osservi la Maestà del Duomo di Siena, dipinta intorno al 1310 da Duccio di Buoninsegna. Guardando l’importante opera pre-rinascimentale si avverte l’importanza che l’autore attribuisce alla Madonna. La sensazione che si avverte è frutto della comunicazione non verbale dell’opera che si esprime tramite l’archetipo di grandezza e centralità. La Madonna è infatti posizionata al centro del dipinto e ha delle dimensioni nettamente superiori (sproporzionate) a quelle degli altri personaggi. L’effetto è la valorizzazione simbolica della Vergine che appare degna di rilievo e di venerazione indipendentemente dal fatto che l’osservatore sia cosciente o meno dell’utilizzo di tali simboli. Le stesse categorie archetipe si ritrovano nei segni grafologici Calibro Alto e Solenne.
In questa sezione si illustra brevemente come si passa dall’ideazione di ciò che si vuole scrivere alla produzione del gesto grafico sulla carta.
Il sistema nervoso e il sistema muscolare interagiscono per realizzare il meccanismo grafico; con l’apprendimento si passa progressivamente da atto a gesto grafico, oggetto di studio della grafologia.
Il sistema nervoso
Il sistema nervoso può essere diviso in due parti: sistema nervoso cerebro spinale e quello autonomo. Il sistema nervoso cerebro spinale, o della vita di relazione, è costituito dal sistema nervoso centrale e periferico. Il sistema nervoso centrale è costituito dall’encefalo, racchiuso nella cavità cranica, e dal midollo spinale contenuto nello speco vertebrale; il sistema nervoso periferico è costituito dai nervi. Il sistema nervoso autonomo, innerva visceri, vasi sanguigni, ghiandole, etc., cioè strutture che agiscono senza l’intervento della nostra volontà. Il sistema nervoso autonomo è costituito da due parti con funzione antagonista: ortosimpatico e parasimpatico. Poiché è l’individuo che decide quando scrivere, si deduce che la scrittura sia frutto del sistema nervoso cerebro spinale in continua e veloce interazione con i centri sensoriali visivi e pressori.
Il sistema muscolare
Esistono tre tipi di tessuti muscolari: liscio, striato e cardiaco:
La scrittura è prodotta tramite i movimenti dei muscoli scheletrici di avambraccio, braccio e dita. Questi muscoli possono essere classificati in base alla forma (muscoli piatti, affusolati e orbicolari) e al tipo di movimento. I muscoli delle articolazioni prendono il nome dal movimento che permettono di eseguire.
Le coppie Estensore-Flessore, Adduttore-Abduttore e Pronatore-Supinatore sono costituite da muscoli detti antagonisti perché consentono la stessa tipologia di movimento ma con verso opposto. Ciò che è importante notare è che nella scrittura vengono utilizzate tutte le tipologie di muscolo. La seguente figura mostra, infatti, le tipologie di muscolo coinvolte durante l’esecuzione di una linea chiusa come l’ovale. La scrittura è quindi in grado di registrare l’attività di tutte le tipologie di muscolo e, soprattutto, come interagiscono tra di loro durante l’esecuzione del movimento scrittorio.
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